
Questa settimana è stata davvero speciale. Sono passati esattamente quarantacinque anni da quando sono arrivato in Giappone. Quarantacinque anni fa venni per la prima volta in Giappone.
Sono passati quarantacinque anni. Grazie Sky per la tua meditazione. La cosa più importante che hai detto è quella di osservare se stessi. Diventare un vero raeliano significa diventare un Buddha. Voi siete tutti dei Buddha. A volte lo dimenticate, ma è questo il vostro obiettivo, senza essere il vostro obiettivo. Perché se volete essere un Buddha, non potete essere un Buddha.
Potete diventare un Buddha solo se non lo volete. Allo stesso modo, non potete meditare se volete meditare. Voi siete, senza pensare di essere. Perché se pensate di essere, non siete. È necessario sviluppare questo distacco, questa distanza e vicinanza… distanza da tutto e vicinanza a tutto.
Soprattutto, abbiamo un terribile svantaggio: il pensiero, l’emozione. L’emozione deriva dal pensiero, dall’aspettativa. Se vi aspettate che qualcuno si comporti in un certo modo e poi non lo fa, allora provate frustrazione. E la frustrazione genera rabbia. L’immagine delle montagne russe di cui ha parlato Sky è molto appropriata.
Ma attraverso questa avventura sulle montagne russe, voi imparate e crescete. Ogni volta che vi arrabbiate – succede a tutti – dopo vi chiedete “Perché mi sono arrabbiato?” Ma non vi date una risposta, vi incolpate e basta, create dei sensi di colpa. Ecco le montagne russe. “Perché l’ho fatto? Sono stato così stupido”. Vi giudicate.
Non giudicatevi per i vostri errori. Voi imparate dai vostri errori. Gli errori vi servono. Siate grati per i vostri errori invece di sentirvi in colpa. “Sono stato così stupido ad arrabbiarmi”. Questo non vi porta da nessuna parte.
Osservate voi stessi, ora e in passato. È più facile osservare il passato. “Perché l’ho fatto?” È il passato. È bene imparare. Cercarne il motivo vi porta in alto, incolpare voi stessi vi porta in basso. Restate in alto. Non entrate nel meccanismo di rimproverarvi o giudicarvi per i vostri errori. Gli errori sono la parte migliore della vostra personalità. Vi hanno reso quello che siete oggi.
Ovviamente, non potete fare nulla senza commettere errori. Molte persone sono così: restano sole, senza amici, senza amore, perché hanno paura di commettere errori. Non hanno un lavoro, sono soli. Ma questa non è vita. La vita è stare con gli altri, interagire con gli altri. E quando interagite con altre persone, automaticamente commettete degli errori, perché non siete perfetti. Nessuno può essere perfetto, ma potete osservare perfettamente il vostro movimento sulle montagne russe, senza incolpare e senza giudicare.
E osservate le persone che biasimano e giudicano gli altri. Alcune persone sono davvero piene di giudizi nei confronti degli altri. Perché? Perché giudicano se stesse. Se smettete di giudicare voi stessi, allora smettete di giudicare gli altri. In questo modo, nascerà in voi la compassione. La compassione è la qualità più importante. Molto tempo fa, nella tradizione buddista, il Maitreya era considerato il Buddha della compassione. E io sono pieno di compassione. Qualunque errore commetterete, già sapete che vi perdonerò. Quindi fatelo, commettete pure degli errori, perché siete sicuri che sarete perdonati.
E la vostra sovra-coscienza, naturalmente, non vuole commettere errori. Ma succede: ci possono essere delle incomprensioni, magari non ascoltate bene alcune parole. Questo è molto importante. Se qualcuno dice qualcosa e voi capite il contrario, ecco che giudicate. La vita è piena di questi piccoli problemi. Ma i problemi non sono importanti. È importante come reagite ad essi. “Oh, quest’uomo mi ha insultato, ha detto questa cosa, pensa che io sia stupido”. La mia domanda è “Sei stupido?” – “No, ma lui dice che sono stupido” – “Ma tu sei stupido?” – “Certo che no” – “Quindi, ti ferisci con le parole di qualcun altro”.
Le parole degli altri possono ferirvi? Mai. Potete gridarmi “Sei stupido”. Non mi importa. Potete insultarmi nel peggiore dei modi, non mi ferirà mai. Perché so chi sono. Amo me stesso. Potete dire “Maitreya, sei stupido”. So di essere una persona molto intelligente.
Quindi, dite pure “Sei stupido, Maitreya”. Non mi importa. Se dubitate della vostra intelligenza, allora le parole degli altri possono ferirvi. Le parole degli altri sono come coltelli, coltelli che non possono penetrarvi. Ma voi potete prendere questi coltelli e ferirvi da soli. Nessuna parola di chi vi circonda può ferirvi. Nessuna parola, nessun atteggiamento, nessuna mancanza di sorriso può ferirvi.
Ma alcune persone sembrano davvero dire “Dammi un coltello. Dammi un coltello”. Immediatamente. “Questa persona mi ha guardato in modo strano stamattina. Questa persona non mi ha sorriso stamattina”. Solo voi potete ferirvi. Se qualcuno entrasse con un vero coltello, ovviamente scapperemmo. Ma i coltelli delle parole o delle emozioni non possono penetrarvi. Dovete prenderli e conficcarli dentro di voi, provando molto dolore. E ancora, e ancora, e ancora. Credo che questo atteggiamento appartenga molto alla cultura giapponese.
Gomenasai! Gomenasai! Gomenasai! Lo faccio sempre presente alle persone che ripetono continuamente “Gomenasai!” Chiedere scusa è ovviamente un segno di rispetto e un bel modo di porsi nei confronti delle altre persone. Ma non esagerate. Se commettete un errore, è bello chiedere scusa. Una volta sola. Perché vedo molti giapponesi ripetere “Gomenasai! Gomenasai! Gomenasai!”. È sufficiente dirlo una volta sola. “Mi dispiace”. Tutto qui. E se l’altra persona pretende di più, è un suo problema. Allora, dovrà essere lei a scusarsi.
Ricordate che nessuno può ferirvi, solo voi stessi. Se vi ferite con le parole degli altri, non potete diventare un Buddha. State usando il pensiero negativo degli altri per ferire voi stessi. Potete entrare nello stato del Buddha solo quando nulla dall’esterno può influenzarvi, in negativo e in positivo. Alcune persone dicono “Ti amo”. Non mi interessa. So che mi amate. Se me lo dite dieci volte, va bene. Ma una volta è sufficiente. Oppure non ditelo mai, basta un sorriso, perché non ho aspettative.
Questo succede soprattutto nelle coppie. Sapete, ci sono dei partner che chiedono sempre “Mi ami?” Mi è capitato di vivere una situazione del genere. Ero molto giovane, mi trovavo a Parigi con una bellissima ragazza, ma era sempre insicura. “Mi ami?” – “Sì” – “Mi ami?” Dieci minuti dopo “Mi ami?” Dopo poche ore, le dissi “No”. Lei voleva sentirselo dire. Molto sorpresa, mi chiese “Mi hai detto dieci volte che mi ami, e adesso no?” – “Perché devi imparare ad amare te stessa”.
Queste persone insicure non amano se stesse. Si aspettano di sentirsi bene grazie agli altri. Io non mi aspetto che qualcuno mi faccia sentire bene. Nei primi anni di vita del Movimento, organizzavo degli incontri tra le Guide dove chiedevo loro di insultarsi a vicenda senza reagire. Perché la vostra reazione è una vostra responsabilità. Se dico “Vi odio” non deve ferirvi, perché sapete che non è vero.
Non aspettatevi di essere amati dagli Elohim. Chi siete voi per aspettarvi che gli Elohim vi amino? Che mancanza di umiltà. “Elohim, vi amo. Vi prego, amatemi”. No! L’amore è dare, senza aspettarsi nulla in cambio. Gli Elohim non si aspettano che voi li amiate. Ripeto, gli Elohim non si aspettano che voi li amiate. Ma se lo fate, lo apprezzano. Non li rendete felici, perché loro sono felici qualunque cosa accada, ma lo apprezzano. È piacevole quando qualcuno vi dice “Ti amo”.
È così bello essere amati se non ve lo aspettate. Se ve lo aspettate, non è mai abbastanza. Se non ve lo aspettate, basta un semplice “Ti amo” per essere felici per secoli.
Adoro questa vignetta che ho visto su Internet. Un uomo ha una ragazza simile a quella che avevo a Parigi, e lei gli chiede “Mi ami?” Lui risponde “Te l’ho detto ieri. Fino a quando non ti mando una lettera o un messaggio in cui ti dico che le cose sono cambiate, tienilo bene a mente”. È molto interessante. “Mi ami?” – “Te l’ho detto ieri”. È divertente, ma è profondo. Abbiamo bisogno di sentircelo dire ogni giorno? No. Voi non mi dite che mi amate ogni volta che ci vediamo, ma so che mi amate e lo apprezzo. Anche se non lo dite, lo vedo nei vostri occhi.
La stessa cosa con gli Elohim. Noi li amiamo e possiamo anche dirglielo, ma senza aspettarci nulla in cambio. Questa è la bellezza del vero amore.


